Renzo
Piano propone un segno forte e strettamente connesso al luogo: i
dieci “gusci”, di diverse dimensioni (il più alto di 28 m.),
che si innalzano oltre le coperture trasparenti delle sale, e
riprendono le forme delle capanne indigene integrandosi perfettamente
nella stupenda natura di Nouméa. Le dieci “capanne” sono
raggruppate in tre “villaggi” distinti, collegate da un percorso
coperto che ricorda le vie cerimoniali dei villaggi locali.
All'esterno del complesso u percorso pedonale attraversa un parco di
piante autoctone con anche tre grandi “case” kanake tradizionali.
Le
“capanne” Sono costruite con struttura in iroko e acciaio:
centine curvate, potentemente ancorate, e listelli orizzontali, che
creano giochi di ombre e trasparenze e che al passaggio del vento
emettono un suono particolare. Il legno col tempo prenderà il colore
dei tronchi degli alberi di cocco delle coste della Nuova Caledonia.
L'aspetto è di non finito. Nel sito ufficiale dell'ADCK si riporta
la spiegazione di Renzo Piano: “Ho capito che una delle
caratteristiche fondamentali dell'architettura Kanac è il cantiere.
“Fare” è importante quanto il “finito”. Ho pensato quindi di
sviluppare l'idea di cantiere permanente, o piuttosto un luogo con
l'aspetto di un cantiere non finito”.
La
visione poetica e umanistica dell'opera è accompagnata dalla grande
attenzione all'uso di tecnologie all'avanguardia, con l'uso di
materiali moderni che affiancano quelli tradizionali, e alle
prestazioni delle strutture, studiate per resistere ai venti
ciclonici e ai terremoti e per consentire di utilizzare i venti
dominanti per creare un confortevole flusso di aria fresca per i
visitatori. Spiega Renzo Piano: “la scelta della tecnologia è
implicita nella scelta del costruire -trovo che in un'epoca avanzata
come la nostra, in cui sono disponibili materiali con livelli di
coesioni elevatissimi, con alto grado di lavorabilità, di
trattabilità, sia culturalmente sbagliato non cercare di plasmare un
linguaggio architettonico che utilizzi queste potenzialità. E' già
mistificante porsi il problema: un architetto, un costruttore, non
può non impiegare un'attrezzatura tecnologica quando realizza il suo
disegno”.
Fonti:
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